JOSHIKOUSEI TEAM
Il giorno lavorativo volgeva al termine, e sullo Shinkansen si notavano dei posti liberi.
Asamiya Athena, in viaggio per il suo prossimo concerto a Fukuoka, prese posto vicino al finestrino. Si era distanziata dal suo manager, e adesso era da sola.
I treni fermarono a poco a poco la loro corsa ad alta velocità.
“Kyoto---Kyoto”, riecheggiava la voce dello speaker.
Una volta aperta la porta, un viso conosciuto sorrise in direzione di Athena.
“Oh, quanto tempo---Athena-san!”
Eleganti capelli biondi e una divisa da liceale dal design pulito: era Hinako Shijo, per metà russa, proveniente da una famiglia facoltosa.
“Hinako-chan, come stai? Scusami per averti chiamato fin qui.”
“Va benissimo-! La mia famiglia possiede dei residence a Kyoto e Kobe!”
Parlando con uno spiccato accento borghese, Hinako poggiò lo zaino sullo scompartimento posto sopra la sua testa.
--Ghishihh---
Un suono stridulo fece vibrare lo scompartimento. Al suo interno c’era qualcosa pesante decine di chili. A causa delle vibrazioni, il peso era adesso ancora più notevole rispetto a prima.
Il suo look, il suo portamento, il suo modo di parlare: Hinako era il tipo di ragazza che diresti sempre immersa nei suoi sogni, solo che il suo sogno ricorrente era “mettere su un circolo di sumo al liceo”, e ciò la allontanava leggermente dagli standard.
Una volta preso posto, Hinako fu la prima ad aprire bocca:
“Mi dispiace davvero…sentite condoglianze…”
A guardar bene, si notava un drappo in segno di lutto attaccato alla divisa scolastica. Athena, col suo lavoro da idol, difficilmente veniva turbata da qualcosa, ma stavolta non poté fare a meno di rimanere perplessa:
“eh---ehm…condoglianze per cosa??”
Athena, in stato completamente confusionale, raccolse l’offerta in denaro che Hinako le stava porgendo.
“Il maestro Chin non è forse passato a miglior vita? Quanti anni aveva---?”
“M-ma no, il maestro sta benissimo!”
”Athena-san, capisco il tuo dolore, ma fuggire dalla realtà non serve…”
“D-davvero non capisco come mai tu abbia frainteso, ma davvero il maestro gode di ottima salute! Anche adesso si ubriaca di sakè ogni santo giorno, dorme saporitamente, si occupa dell’addestramento di Kensou e si prende cura di Bao-kun…”
”Ohh--! Che gaffe! Visto che mi avevi invitata a partecipare al prossimo KOF, avevo pensato che il maestro era morto e quindi vi mancava un membro del team---!”
“Non è per niente così! Intanto, ti restituisco questa”
Athena riconsegnò a Hinako l’offerta.
“Ma no, ma no, tienila pure--- potrà servirti per la prossima volta”
(“Prossima volta…?!”)
Non c’era traccia di malizia in Hinako. Anche Athena riusciva a capirlo, eppure….
“Però…stavolta non partecipa nemmeno Kensou-san?”
“In effetti è così. Ultimamente ne sono capitate di tutti i colori.”
Athena abbassò lo sguardo. Già, stavolta sarebbe stato diverso.
“Se le cose stanno così, chi verrà al suo posto? Io avrei pensato a Chang Koehan-san…”
”Ma…ma come ti viene in mente di scegliere un tipo del genere?!”
”Uhm… in effetti hai ragione: sarebbe un problema far indossare il completo da sumo a Chang-san.”
“G-già. Non…non c’è nessun’altro?”
“Però non mi pare ci siano altri lottatori adatti per il sumo…”
“Va bene lo stesso, non preoccuparti…anche se non è un lottatore adatto per il sumo”
Athena non riuscì a dire che preferiva decisamente qualcuno che col sumo non aveva niente a che fare.
Ovviamente anche lei aveva in mente qualcuno, ma…
“Ehi ehi, tu sei Asamiya Athena, giusto?”
“Eh? Sì, vuoi un autografo, vero? Aspetta un attimo, per favore. Dove ho messo la penna per gli autografi…”
“Ma non è per quello! Parteciperai al KOF, vero?”
Athena e Hinako strabuzzarono gli occhi e osservarono il loro interlocutore.
Era più bassa di Hinako, una teenager dall’aria vivace. La fisionomia del volto aveva un che di felino, e in definitiva era una normalissima liceale vestita in blazer, gonnellino e loose socks.
”Veramente sì…e quindi?”
”Ti manca un membro, no?”
La ragazzina si sedette accanto a Hinako senza chiedere il permesso.
”In effetti ne manca uno…”
”Eh eh, allora ogni tanto anche le informazioni della mia organizzazione possono tornare utili!”
”Come?”
“Niente, non farci caso. Piuttosto, mi prendete nel team?”
”M-ma, così all’improvviso…chi sei, prima di tutto?”
”Oh già, scusatemi! Mi chiamo “Malin”!”
“Malin-san, eh? Il mio nome è Hinako Shijo. Suppongo che “Ma” sia il cognome e “Lin” il nome, che cosa strana. Chissà quale sarà il kanji del tuo cognome… forse il “ma” di “demone”? Oppure il “ma” di “imbecille”?
“…….”
“Eh-ehm…ti prego, non farci caso. Hinako-chan è fatta così. Non lo fa assolutamente per cattiveria!”
Il mio unico nome è MA-LI-N. Chiamatemi così. Allora, mi prendete o no? Io scendo a Osaka, per cui decidetevi prima che il treno arrivi a destinazione!”
Non appena Malin ebbe finito di parlare, ecco l’annuncio dello speaker: “prossima fermata: Shin-Osaka---Shin Osaka”
Pressata dall’urgenza del momento, Athena non ebbe neanche il tempo di formulare per bene la risposta.
“Mi dispiace, ma la risposta è no.”
“Eh?! Ma perché, perché!!?”
“Il KOF è un torneo di combattimento di alto livello. Io ed Hinako siamo eccezioni che confermano la regola. Quindi mi dispiace davvero…”
”Dubiti forse della mia abilità?”
“Non c’entra il fatto di dubitarne o meno, il fatto è che ci siamo appena incontrate!”
“….bah. Ho capito. Adesso basta!”
Il treno cominciò a decelerare fino a giungere alla fermata di Shin-Osaka.
Malin si alzò come a voler prendere a calci il suo posto, e in quel modo se ne andò.
”Ehm…Athena-san…chissà se abbiamo fatto bene…”
”Non avevo scelta… Questo non è un torneo normale.”
KON-KON
Marin, uscita improvvisamente dal treno, adesso bussava al finestrino dello Shinkansen.
In mano aveva due nastri di colore differente che svolazzavano al vento.
“?? ----ma quelli sono…!!”
Athena e Hinako si affrettarono a controllare i propri capelli con le mani.
Non c’erano.
Uno dei nastri con cui Hinako divideva in due i suoi lunghi capelli biondi, e l’altro con cui Athena acconciava i suoi, erano scomparsi.
(Senza che ce ne accorgessimo…)
Athena stava per precipitarsi all’inseguimento di Malin, ma ormai lo Shinkansen aveva ripreso la sua corsa.
Il treno si stava muovendo, lasciando dietro di sé la sagoma di Malin che se la rideva.
“Mi sono fatta fregare….ma perché sono così maldestra?”
Hinako cercò di consolare Athena, che ormai giaceva stancamente: “Dai, riprenditi! Vedrai che troveremo qualcun altro!”
“Però…eh? Hinako-chan, quel nastro?!”
Nel secondo nastro di Hinako era attaccato un bigliettino.
Si affrettarono a leggerne il contenuto:
“Se cambiate idea contattatemi. Malin. 090 – xxxx – xxxx”
Dopo aver finito di leggere, Hinako e Athena si appiccicarono al finestrino in cerca di Malin.
Ma ormai il paesaggio proiettato dal finestrino del treno non era più quello della stazione, ma quello cittadino della parte settentrionale di Osaka.
Ciononostante, le due continuavano a sentire la presenza di Malin, e rimasero per un po’ di tempo incollate al finestrino ad osservare.