Scritto con in mente il concetto di puntare alla versione più ufficiale possibile, ecco a voi il racconto di South Town, luogo in cui si concentrano le avventure di Ryuuko no ken e Garou Densetsu.
Buona lettura a chiunque abbia voglia di leggere una storia intricata e profonda.
There is no good or evil in this town
Only the powerful one survives
South town Story Garou Densetsu
Il setting non omogeneo di Garou e Ryuuko, presentato tramite svariati media, è stato qui liberamente interpretato scrivendo un racconto che aspira all’ufficialità e presenta come main charachter Geese Howard.
ATTENZIONE: pur evitando, per quanto possibile, le interpretazioni personali, l’autore non ha potuto fare a meno di aggiungere particolari inediti per colmare le evidenti incongruenze.
Per lo meno, si è assolutamente evitato di aggiungere personaggi inventati.
VOLUME 1
【 PRIMA DI RYUUKO NO KEN (1958)~INTRODUZIONE A GAROU 1(1981)】
Una cupa città chiamata South Town.
In questa città Geese Howard giura vendetta strisciando per terra.
L’incontro, avvenuto poco prima, con Jeff Bogard ha fatto vacillare il suo destino.
Un giorno, questo avvenimento diverrà tragedia, un ululato di un lupo miserabile che riecheggia.
CAPITOLO 1 – Il gioiello
Un rombo assordante – DO, GAAAAHHHH! - .
Al suolo sollevante un lamento disperato come quello di un’esplosione, la figura di un uomo che cadeva rotolando per terra.
Il pavimento sembrava continuare all’infinito in quell’antico dojo.
Ma, come a voler cancellare il profumo del legno, l’aria era pregna di sangue.
La tintura rossa che si andava espandendo pareva voler consumare interamente il suo padrone, e il pavimento maledetto, insaziabile, reclamava ancora sangue.
L’uomo, iniziando con calma a respirare regolarmente, abbassò lo sguardo verso di lui.
--Hai detto di essere arrivato qui stringendo il pugno per proteggere qualcosa.
Improvvisamente, una lieve reazione del corpo in agonia.
--Allora anche per me è lo stesso.
--Io combatto per difendere la mia ambizione, combatto per non tradire il mio giuramento.
Dopo un istante di silenzio,
il rumore dei colpi echeggiava in lontananza--
La voce che si udiva dall’altra parte della costa turbava lo spirito, e allo stesso tempo faceva riacquistare i sensi. Il rumore dei passi in lontananza trasmetteva un senso di fretta e impazienza. Quest’uomo non dovrà uscire da questa gabbia.
Quella risposta teneva legate le gambe del corpo agonizzante, che tentava di raccogliere le forze avendo ormai esaurito il sangue da distribuire al pavimento.
L’uomo, che non poté fare a meno di voltarsi verso i raggi del sole del mattino che colpivano l’esterno, era sicuramente dispiaciuto, ma inspiegabilmente la sua espressione era gioiosa.
Non sembrava averne motivo: a guardar bene, anche lui era ridotto male. Il sangue che aveva ricoperto il pavimento non proveniva da un corpo soltanto.
“Non sembri essere d’accordo, Ryo Sakazaki”
Il corpo riversato sul pavimento chiamato Ryo Sakazaki, tentando di riprendere i sensi, con la testa ancora stordita, riuscì a malapena a vomitare queste parole:
“Quei colpi non sono tuoi! Li hai rubati! Chi chiama la distruzione verrà egli stesso distrutto! Non potrai proteggere nulla!”
La risposta giunse immediata:
”Come tuo padre?”
Dopo aver controllato, l’uomo continuò.
“Certo Takuma era forte, ma desiderava davvero qualcosa?”
--…forza…, pensò Ryo.
Ma non riusciva a comprendere ciò che veniva prima. Non solo in quel momento. Era una cosa su cui aveva riflettuto per molto tempo. Suo padre era riuscito a perfezionare le tecniche incomparabili del Kyokugenryu karate. Ciò che cercava non era forse la forza? Ma non riusciva a capirne il motivo.
Proprio perché non riusciva a capire, si dannava alla ricerca del motivo.
Ma era un vicolo cieco, perché già capiva che si trattava di inseguire qualcosa di inesistente.
“Da quello che so, l’unico uomo che possa essere chiamato ‘Shura’ non è altri che Takuma”
La voce dell’uomo interruppe il suo pensiero.
”Takuma ha creato il Kyokugenryu perché non desiderava nient’altro che la forza. Ha fatto un bel lavoro, glielo concedo. Ma poi ha vanificato tutto rendendosi ridicolo e facendosi chiamare Mr.KARATE”.
Parole piene di rabbia, pronunciate con uno sguardo feroce nei confronti di Ryo. I lunghi capelli dell’uomo brillavano di un oro intenso, quasi si fossero appropriati della luce che il sole emanava dai suoi raggi. Quando gli occhi cominciarono ad abituarsi, gli sguardi dei due si incrociarono intensamente, ma più che ostilità era come se provassero un senso di stordimento.
“Io sono diverso. Non sei forse venuto anche tu a ‘rubare’ qualcosa per proteggere qualcuno?”
Improvvisamente, nella sua mente passò il volto di Todo Kasumi – La ragazza che con i suoi colpi non poté impedire il rapimento del padre--
--Io torno a South Town.
Così dicendo, l’uomo girò i tacchi e lasciò Ryo in silenzio a contemplare la sua schiena che scompariva in lontananza.
Si sta allontanando.
Non so come, ma credo di aver capito. Quell’uomo non desidera più il Kyokugenryu. Si oppone soltanto col proprio rancore, fino a coinvolgere anche i familiari, allo stesso modo di mio padre.
Ma qualsiasi cosa si possa dire, le persone calpestate da quell’uomo lo chiameranno ‘malvagio’.
Se avessi la forza di fermarlo, lo farei.
Un senso del dovere naturale come lo è il raccogliere un libro caduto per terra dentro una biblioteca.
Ciononostante, la figura di quell’uomo che andava scomparendo tra i raggi del sole era così abbagliante da far perdere a Ryo ogni sentimento di ostilità. Allo stesso tempo, sentiva che era suo dovere fermarlo. Senza forza, come fosse la fine di una storia, riuscì a sollevarsi sulle ginocchia e ad emettere un sospiro.
Quel sospiro aveva il nome di quell’uomo ormai lontano.
“Geese…”
Giappone, 1980.
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